La Biblioteca Digitale scivola sempre di più verso l’obsolescenza. Il fatto è che le sue modalità sono per lo più ferme alla teca o vetrina dove mettere in mostra o al più gestire testi o immagini digitalizzate. Solo che – nel frattempo – l’ecosistema digitale è cambiato e ricambiato, e di conseguenza sono mutate le aspettative ed esigenze dei suoi potenziali utenti. Insomma, il vecchio “format” sembra proprio non bastare più.
Tra i tentativi più interessanti di “evoluzione” della Biblioteca Digitale c’è quello di DSpace-GLAM, vale a dire la piattaforma digitale del gruppo 4Science, PMI innovativa con sede a Ravenna specializzata in Data Science, Data Management e Data Repository per la Ricerca Scientifica e per i Beni Culturali. DSpace-GLAM recepisce le indicazioni del Piano Nazionale di Digitalizzazione (PND) del patrimonio culturale che esorta la costruzione di nuovi paradigmi culturali e nello specifico, riguardo le biblioteche digitali , prospetta l’idea di allargare i confini del concetto di patrimonio culturale per creare un ecosistema della cultura capace di incrementare la domanda potenziale e ampliare l’accessibilità per diversi segmenti di pubblico.
In primo luogo, la nuova Biblioteca Digitale targata 4Science, è compatibile con tutti gli standard nazionali, internazionali e linee guida RDA. Inoltre, è integrabile con i sistemi di “long term preservation” e garantisce un’adeguata esposizione per quanto riguarda la SEO (Search Engine Optimization). Infine, abbraccia strategicamente la filosofia “open source” anche rispetto alla scelta lungimirante di adottare l’ecosistema IIIF per quel che riguarda la navigazione, visualizzazione e consultazione dei documenti e immagini digitali.
Ma, il vero salto di qualità tentato dall’evolutivo DSpace-GLAM, è un altro. È quello di allargare i confini della tradizionale teca digitale introducendo il concetto di “contestualizzazione” nell’ambito della gestione e offerta di contenuti culturali digitalizzati. Vale a dire, ampliare le possibilità di ricerca degli utenti mettendo loro a disposizione nuove chiavi d’accesso per fruire / interrogare i patrimoni culturali digitalizzati.
L’innovazione fondamentale è l’implementazione di relazioni (digitali)– creando così dei contesti – tra gli oggetti digitali e altre entità quali persone, luoghi, oggetti, eventi ecc. E di conseguenza, in questo modo, determinare l’apparire di un nuovo tipo di ecosistema: quello dei “paesaggi culturali digitali”. Ecosistema strutturato e poi visualizzato mediante reti semantiche. La generazione dei “paesaggi culturali digitali” che si affiancano e si integrano con la “visione” istituzionale dei patrimoni culturali, può rappresentare un grande valore aggiunto nelle interazioni con la platea degli utenti e nel produrre, nell’ambito appunto delle biblioteche digitali, nuova conoscenza e inedite prospettive nella valorizzazione dei beni culturali.
Come esempio, abbiamo alcune biblioteche digitali che hanno adottato la piattaforma DSpace-GLAM e che sono già in grado di creare primi abbozzi di “paesaggi culturali” intorno a personaggi storici significativamente presenti all’interno dei loro patrimoni. La Digital Library di Pavia ha creato una rete semantica intorno a Ugo Foscolo. Le collezioni digitali dalla Digital Library della Panizzi mettono, invece, in evidenza reti semantiche che attraversando la storia dell’arte hanno il loro centro intorno ai nomi di Raffaello e il Parmigianino.