“i miei vicini di casa hanno regalato due conigli alla loro bambina in occasione del suo compleanno. I conigli erano maschio e femmina. Ora vivo in una società ricca di conigli (informazione), ma si da il caso che quando c’è ricchezza di un elemento necessariamente ci deve essere mancanza di qualcos’altro. Infatti ora nel mio giardino c’è scarsità di lattuga (attenzione)”.
Era il 1969, quando l’economista Herbert Simon, premio Nobel 1978, durante la sua conferenza “Progettare organizzazioni per un mondo ricco di informazioni” a Washington, con la metafora dei conigli e della lattuga, coglieva – con un tasso di preveggenza davvero impressionante – un tema che con lo sviluppo tecnologico della società dell’informazione sarebbe diventato fondamentale: un eccesso di informazioni ha come conseguenza la perdita delle capacità di dedicare la necessaria attenzione a quanto accade intorno a noi.
Emanuele Bevilacqua che – come curatore – ha riportato nel volumetto “Il labirinto dell’attenzione. Progettare organizzazioni per un mondo ricco di informazioni”, la conferenza tenuta da Hebert Simon e parte della sua biografia, ci mette anche del suo, riprendendo il filo rosso del rapporto tra eccessiva informazione e scarsa attenzione. E lo fa, allargando il discorso non solo ai fruitori, ma a tutti gli altri attori del sistema informativo: produttori e gestori di contenuti.
In un mondo come quello attuale, dove una sterminata platea di utenti più o meno distratti (più di 4 miliardi) ritiene molto basso il valore del digitale e non è disposta a spendere per i contenuti che riceve, anche gli investitori pubblicitari non fanno che adeguarsi pagando pochissimo per le loro inserzioni. Una situazione che una conseguenza inevitabile: scarsa attenzione alla qualità del materiale informativo in rete e scarso valore della pubblicità in rete.
E allora, come se ne esce dall’information overload, dalla distrazione di massa e dal degrado dei contenuti? Perseguendo un circolo virtuoso secondo Bevilacqua: dal conteggio delle teste alla cura dell’attenzione. Orientando gli investimenti pubblicitari non più sul numero degli utenti connessi, ma sull’attenzione e la soddisfazione che i contenuti riescono a generare.
Il nuovo contesto deve essere quello dell’economia dell’attenzione. Vale a dire, fornire contenuti di valore alle giuste tariffe, dimodoché tutte le parti siano soddisfatte. Si tratta di evitare la dispersione dell’attenzione in tutta la catena produttiva: da chi realizza i consumi fino a chi li consuma. Insomma, una inversione di tendenza rispetto a quanto accade oggi dove i monopoli (le piattaforme) digitale concentrano risorse economiche di attenzione senza saperle redistribuire e organizzare.
Hebert Simon, già nella sua conferenza, ponendosi il problema del “sovraccarico di informazioni”, individuava come l’esito di un problema di information overload dipendesse da una certa organizzazione del sistema (economia dell’attenzione….?), concludendo che: “la soluzione di un problema di sovraccarico di informazioni, dipende dall’organizzazione di un sistema informativo della propria attenzione tra queste quattro classi di attività: ascolto, memorizzazione, pensiero e parola. Si otterrà una riduzione solo se il sistema assorbirà più informazioni di quante ne produce, se ascolta e pensa più di quanto parli”